giovedì 15 ottobre 2009

PUNTERUOLO ROSSO: Cosa fare per DIFENDERSI




http://www.ilfaroonline.it/anzio.php?id=426

mercoledì 19 agosto 2009

Etruria:Il ritorno del Falco Pescatore- Difendiamolo dal Mega-Porto di Talamone e dalla autostrada! Questa è la vera RICCHEZZA della Maremma


Il Dossier che SEPPELLISCE la folle AUTOSTRADA in ETRURIA- "L'economia della Maremma verrebbe distrutta"




Peppe Ruggiero
IL DOSSIER Secondo Legambiente il nuovo tracciato «metterebbe a rischio la biodiversità e l’occupazione».
Prodotti biologici distrutti dal cemento. Lavoro e qualità spazzati via da un autostrada. è il Belpaese che punta su infrastrutture e cemento per rilanciare l’economia. Legambiente ha presentato uno studio sull’impatto della autostrada Tirennica in Maremma che sarebbe devastante per alcuni dei più straordinari e integri paesaggi tra Orbetello e il Parco della Maremma. Basti pensare che le aziende agricole biologiche Fontenuova, San Benedetto e La Selva, espressione dell’eccellenza dei sapori e saperi maremmani, verrebbero infatti “cancellate” dal nuovo tracciato. Complessivamente, 600 ettari di terreno coltivati a biologico, 100 posti di lavoro, nonché le pregiate produzioni agricole locali, sarebbero a rischio. Un messaggio che ha come destinari governo e Regione Toscana che, nella loro corsa folle per la realizzazione del nuovo tracciato dell’autostrada, si sono “dimenticati” di tutelare questo territorio e i suoi abitanti. Lo studio ha preso in esame la parte di progetto tra i Comuni di Orbetello e Grosseto. In questo tratto di circa 45 km l’autostrada viaggerebbe in variante rispetto all’Aurelia, con la conseguenza di andare a interessare boschi e aree a uso agricolo. Dal nuovo casello nel Parco della Maremma alla variante che isola nel traffico Collecchio, dallo svincolo “ammazzabiologico” di Talamone, ai viadotti e gallerie a Orbetello, sono stati passati a setaccio con immagini e fotosimulazioni tutti i punti e gli interventi impattanti. «Questa parte di Maremma pagherebbe un prezzo pesantissimo se la scelta di tracciato fosse confermata - è la denuncia di Eduardo Zanchini della segreteria nazionale di Legambiente -. L’atteggiamento di totale chiusura da parte della Regione Toscana, rispetto a qualsiasi modifica a un tracciato in variante che avrebbe devastanti impatti, risulta incomprensibile. Lanceremo una campagna internazionale per salvare le aziende biologiche di questo territorio e i posti di lavoro a rischio». Una querelle che dura da anni e che vede da un lato Regione Toscana e governo che hanno deciso per un nuovo tracciato, dall’altro le associazioni ambientaliste che spingono per l’adeguamento dell’Aurelia a sezione autostradale come previsto dal Progetto Anas del 2000. E sul progetto della Regione e del governo è in corso un’ istruttoria da parte della Commissione europea per valutare se l’estensione della concessione autostradale a Sat fino al 2046 senza gara violi le direttive. E anche sulla fattibilità economica del progetto in autofinanziamento, sono enormi i problemi relativi al recupero delle risorse. Ma nel Belpaese per rilanciare l’economia è di prassi puntare su ritardi, costi elevati e cementificazione insostenibile. Se no che Belpaese sarebbe

martedì 18 agosto 2009

LA BRUTTA STORIA dell' AUTOSTRADA in MAREMMA


Alla faccia del conflitto di interessi e dell'inciucio più spregiudicato: Matteoli le sta provando tutte per far nominare commissario straordinario dell'autostrada Spaccamaremma IL dalemone Bargone, presidente DELla società che deve fare i lavori…Alla faccia del conflitto di interessi e dell'inciucio più spregiudicato, Altero Matteoli il ministro nero delle infrastrutture e sindaco di Orbetello le sta provando tutte per far nominare commissario straordinario dell'autostrada Spaccamaremma l'ex deputato dalemone Antonio Bargone, oggi presidente targato Benetton della Sat, la stessa società del gruppo autostrada che deve fare i lavori della Civitavecchia-Rosignano.ministro matteoli - Valerio Lo MauroMa sono in molti a gridare allo scandalo. Primi fra tutti quei signori della Commissione Europea che hanno già aperto un dossier a Bruxelles per il rinnovo della convenzione tra Anas e Sat senza alcuna gara europea.La cosa non garba neppure al ministro dell'economia Giulio Tremonti a cui non piace questo regalo ai Benetton e neppure a Claudio Petruccioli, ex presidente della Rai che avrebbe già fatto presente quest'anomalia ai vertici del partito. E non è certo un caso se il potente presidente della Provincia di Grosseto Leonardo Marras ha detto chiaro e tondo che il progetto va rivisto per ottemperare alle richieste di Legambiente e delle altre associazioni ambientaliste.La Spacca Maremma distruggerebbe molte aziende della zona e rovinerebbe la Valle d'Oro il sito archeologico studiato per anni dal Presidente del Consiglio dei Beni Culturali Andrea Carandini. La nomina di Bargone, dalemiano doc, è destinata a saltare perchè lo stesso Gianni Letta è come sempre molto cauto nella scelta di questi commissari per le opere pubbliche.


fonte Dagospia

domenica 31 maggio 2009

I blog a difesa degli Eucalipti di San Gordiano


“IL FARO DI SAN LIBORIO” IL 1° BLOG DI QUARTIERE
IL 1°BLOG CHE DA VOCE AL QUARTIERE.... FACCIAMOCI SENTIRE!
NOVITA' DAL QUARTIERE




EUCALIPTI DI SAN GORDIANO
Il Team del Blog “IL FARO DI SAN LIBORIO”, in rappresentanza dei cittadini del quartiere, esprime piena solidarietà e vicinanza al comitato spontaneo degli abitanti del quartiere San Gordiano, che in questi giorni hanno organizzato una raccolta firme per cercare di fermare lo scempio dell’abbattimento degli eucalipti di Via Sterlizzi.Con la presente, invitiamo tutti i civitavecchiesi ha recarsi presso il punto firma di Via Sterlizzi per dimostrare all’amministrazione che la città è ancora dei cittadini

San Gordiano :Tutti contro il folle abbattimento degli eucalipti





Via delle Sterlizie, le firme si avvicinano a quota 1500





Circa 1500 firme in pochi giorni e con solo banchetto, quello posizionato a "Fort Alamo", il simpatico soprannome che i residenti di San Gordiano hanno dato alla parte di via delle Sterlizie dove si è per il momento interrotta l'azione di abbattimento degli eucalipti. Dunque, la protesta, nonostante il sindaco Moscherini abbia interrotto l'azione distruttiva e convocato una conferenza di servizi per mercoledì scorso, non si ferma. Il Comitato sorto spontaneamente e costituito soprattutto dagli abitanti della zona rileva con grande soddisfazione come la stragrande maggioranza delle firme che chiedono di salvare gli eucalipti sia proprio di residenti nel quartiere San Gordiano. Ma a firmare per interrompere quello che viene definito uno scempio atroce vengono anche da altre zone, addirittura, racconta commosso Massimo Di Grado, il portavoce del Comitato, anche due bambini che abitano in via Braccianese Claudia. Lo stesso Di Grado sottolinea come i diversi agronomi che hanno raggiunto via delle Sterlizie hanno concordato sull'inutilità dell'abbattimento degli eucalipti e sulla necessità che gli alberi abbiano soltanto un po' di respiro e siano potati regolarmente, come avviene per quelli che si trovano nel centro urbano. E qui arriva la proposta del Comitato, peraltro già avanzata al sindaco e al presidente della Circoscrizione. "Basterebbe lasciare la situazione così come è adesso, sostituendo gli alberi che sono stati abbattuti secondo il progetto del Comune. Gli altri, i superstiti devono essere lasciati al loro posto, senza togliere spazio alle due carreggiate stradali, con la terra tra un albero e un altro che consentirebbe alla radici di non rompere l'asfalto e di non danneggiare

martedì 31 marzo 2009

riceviamo e pubblichiamo

Smantellamento dell'Aurelia:

Fa bene Furio Colombo a gridare

all'inciucio





Come denunciato nei giorni scorsi dal giornalista ed ex direttore deL'Unità On. Furio Colombo, anche a noi pare evidente un brutto “inciucio tra PD e PDL” ai danni del territorio e di chi lo abita.

C'è un progetto che deve 'passare' a tutti i costi, un danno enorme per la comunità e un grande affare per qualcuno: la SAT, Società Autostrada Tirrenica, ma entriamo nello specifico.

Secondo il Ministro per le infrastrutture Matteoli, entro fine anno dovrebbero cominciare i lavori per la distruzione dell'Aurelia attuale in favore di un'autostrada, quindi a pagamento, che ne ricalcherà il percorso.

Avete capito bene, i nostri governanti si accingono a distruggere la stessa Aurelia, che nel recente passato avevano allargata al costo di un fiume di miliardi di vecchie lire, ma si sa che gli sprechi di denaro pubblico non hanno mai spaventato le nostre caste.

Siamo di fronte ad un colossale esproprio, con l'aggravio della deturpazione di una fascia costiera che verrà letteralmente tagliata via dall'entroterra.

Si pensi che l'altezza del 'muro autostradale' che vogliono realizzare, è grossomodo pari a quella del muro che separa Israele dalle zone palestinesi in Cisgiordania, 8-10metri, mentre la larghezza del sedime autostradale è fino a 5-6 volte superiore a quella della zona di interdizione intorno al muro israeliano...

Non essendo la costiera maremmana in guerra con la Tuscia e la Toscana, facciamoci dunque un'idea dell'effettivo 'valore' di questo progetto per le comunità...

Si dovranno quindi demolire case e manufatti e poi anziché terminarne l'adeguamento, si divorerà metà dell'attuale Aurelia, affinché essa diventi praticamente impercorribile, costringendo il passaggio a pagamento sulla nuova tratta, da parte dei milioni di veicoli che transitano tra Roma e la Toscana.

L'affare è sicuro... chi tra gli automobilisti non volesse pagare, può tranquillamente impantanarsi nella vecchia Aurelia, ridotta a poco più che una strada vicinale.

Alla Provincia di Viterbo ed alle altre coinvolte, intanto non viene chiesto alcun parere, mentre si interloquisce solo con le Regioni, che (giustamente) lo stesso Furio Colombo definisce come interessate quanto colpevoli.

Sono proprio Toscana e Lazio infatti, due Regioni in mano al PD, a volere a tutti i costi la realizzazione del progetto, oltre ovviamente allo 'sponsor' istituzionale Matteoli, toscano di AN.

Tramite Marrazzo, il PD laziale si è ampiamente rivelato ed ha accolto la proposta della SAT , mentre i sindaci del PD locale, si stanno largamente allineando.

I capitali necessari all'opera li metterebbe la società, mentre il Governo dovrebbe provvedere alle autorizzazioni ed ecco che l'affare è servito.

Il primo tronco necessiterebbe un investimento di 3,8 miliardi (!!!) di euro, tanto dunque valgono i nostri futuri pedaggi, tanto verrà tolto dalle tasche degli italiani e delle aziende, ma a questa astronomica somma dobbiamo pure aggiungere l'ovvio profitto che ogni impresa persegue.

Fate un po' voi il conto del 'favore' che a noi tutti stanno facendo il “Partito degli Italiani” del ministro Matteoli e il Partito Democratico di Toscana e Lazio. Non c'è male vero?

Ma chi è SAT?

Dunque, approfondiamo un po': il presidente di questa 'fortunata' azienda ci risulta sia ancora l'avv. Antonio Bargone, già dirigente del PCI pugliese e dalemiano di ferro.

Parlamentare del PDS negli anni '90, Bargone è talmente intimo con D'Alema da ospitarlo in casa sua per la famosa cena con l'allora magistrato Di Pietro, al termine della quale fu deciso di candidare l'ex PM nel Mugello, avviandolo ad una lunga carriera politica, di li a pochi mesi infatti Di Pietro divenne ministro ai lavori pubblici.

Bargone dal canto suo, diventò in seguito sottosegratario ai Lavori Pubblici del Governo D'Alema .

Proprio allora, guarda un po', il ministero dei Lavori Pubblici e il Governo di D'Alema ebbero abbastanza a cuore i destini della SAT da 'salvarla' tirando fuori più di 170 miliardi di lire dello Stato italiano, cioè nostri.

La SAT in effetti riprese decisamente colorito e, apprezzando l' (oramai) ex-sottosegretario di D'Alema, fece di lui niente meno che il presidente della società!

Tant'è che l'autostrada tirrenica si trova oggi ai nastri di partenza... ma perchè i lavori dovrebbero essere affidati in concessione alla SAT, anziché passare una regolare gara ad evidenza pubblica, come leggi e e buon senso imporrebbero anche in caso di 'project financing'?

Ma soprattutto perchè nell'Italia degli sprechi, mentre si progettano opere faraoniche, mancano cronicamente i soldi per tutto, a cominciare dalle manutenzioni ordinarie e dalle messe in sicurezza delle strade esistenti che sono un colabrodo?

Tra opere realmente utili ma mai ultimate, centrali a carbone e forse pure nucleari, cave piene di rifiuti speciali e cassa integrazione galoppante, si sta disegnando il nostro futuro e il profilo non è incoraggiante.

Rifondazione Comunista si sta battendo contro un partito unico senza nome, che è formato oramai da maggioranze e opposizioni conniventi e variabili.

Aldilà delle vetuste distinzioni destra-sinistra, il vero nemico oggi è il partito unico degli affari, che senza pudore ingrossa le sue fila sulla pelle di tutti noi.

Mi piacerebbe approfondire molti altri dettagli, ma purtroppo lo scrivente non dispone dell'immunità parlamentare, né in condizioni più agevoli si trova a lavorare la categoria dei giornalisti, si può stare tuttavia certi che la battaglia proseguirà, oltre che sul territorio, anche in Provincia a Viterbo.



Riccardo Fortuna

Consigliere alla Provincia di Viterbo

Partito della Rifondazione Comunista

venerdì 27 marzo 2009

Addio Talamone,gioiello della Maremma Etrusca?!


TALAMONE (GROSSETO) /
ARGENTARIO, GROSSETO: IN MAREMMA CITTADINI UNITI CONTRO SPECULAZIONE SU NUOVO PORTO DI TALAMONE (ORBETELLO)
ORBETELLO-UNONOTIZIE.IT Ecco perché il piano per il nuovo porto di Talamone è un intervento speculativo:
oggi ­il porto di Talamone ospita, secondo i dati del Comune di Orbetello, fino ad 850 imbarcazioni tutte inferiori a 18 m, di proprietà soprattutto di abitanti della Provincia di Grosseto e per il resto dei residenti turistici del Comune di Orbetello e viciniori ­al porto. A causa dell’incuria il porto è del tutto carente di alcuni servizi essenziali, quali dispositivi per la raccolta di oli, acque di sentina e acque nere, ecc.; inoltre è servito da cantieri che appaiono privi delle più semplici condizioni ambientali. Cosa sta facendo il Comune di Orbetello in questa generale incuria? Ci sono responsabilità ?
Sembrerebbe che iniziative private, per risolvere i suddetti problemi, non abbiano trovato attualmente positivo riscontro nell'ente locale.

Nel porto di Talamone sbocca un importante canale di bonifica gravemente inquinato nei mesi estivi, a bassa portata idrica.

Chi controlla gli efflussi dei sistemi di depurazione comunale e del Camping di Talamone?

­Il porto di Talamone è inserito in un area storico-paesaggistica di elevato pregio (soggetta a vincolo), confina con un bacino idrogeologico considerato a rischio (e vincolato) e con importanti zone archeologiche, di particolare rilievo: la villa romana a 1 km dal Paese è presumibile fosse legata a delle saline e a strutture portuali, collocate verso il paese stesso.

Il porto di Talamone insiste su una delle ultime secche costiere esistenti, di elevato pregio ambientale per la diffusione in acque basse di fanerogame marine e già, come ammettono anche le relazioni del Comune di Orbetello, soggetta a notevoli livelli di stress ambientale.

­Il porto di Talamone è un approdo del tutto protetto pur mantenendo una configurazione aperta (senza diga di chiusura) grazie alla meravigliosa protezione naturale offerta dalla configurazione del golfo.

Ma che cosa sta per accadere?

Oggi c'è la proposta per il ‘nuovo porto di Talamone’ portata avanti dal Comune di Orbetello.

Secondo la nuova proposta sarebbero realizzati 800-1000 posti barca ‘per lo più’ per imbarcazioni dai 15 ai 34 m.

Sarebbero anche ricollocate le imbarcazioni non idonee, almeno il 90%, che attualmente trovano approdo a Talamone.

Le imbarcazioni non idonee verrebbero ricollate in aree nell’ambito comunale, oggi inesistenti; probabilmente realizzando così ulteriori interventi per approdi portuali che chiaramente oggi non vengono pubblicizzati.

Va sottolineato che, in generale, le scelte speculative gravano sulla fruibilità del turismo nautico per la popolazione della Provincia di Grosseto e per gli attuali residenti turistici del circondario.

La scelta del nuovo porto di Talamone, oltre ad insistere su un area di interesse archeologico, mette a completo rischio il pregiato habitat di fanerogame marine già in situazione di stress a causa dell’importante apporto di acqua dolce e di inquinanti.

E' addirittura prevista la deviazione del corso del canale di bonifica per portarlo a sfociare in direzione del centro del golfo, con la realizzazione di imponenti argini prolungati in mare per molte decine di metri

Inoltre è prevista la realizzazione di un' enorme opera di sbarramento (oltre 500 m di diga) per realizzare la completa chiusura del porto.

Va rilevato che la scelta del nuovo porto è del tutto inappropriata per la protezione dagli eventi marini, oltretutto la realizzazione del nuovo porto di Talamone non può che provocare uno stravolgimento paesaggistico e ambientale: infatti una tale opera provocherà l’insabbiamento del litorale ad est e la totale perdita dell’habitat pregiato di cui l'aerea è ricca.

Questo fatto è talmente evidente che è preso in carico dal progetto, prevedendo la necessità di grandi argini per "accompagnare" in mare lo sbocco del canale di bonifica, per molte decine di metri oltre l’attuale linea di costa.

IN SINTESI LA PROPOSTA FORMULATA PER UN NUOVO PORTO A TALAMONE E’ UN INTERVENTO AI DANNI DELL’AMBIENTE, DEL PATRIMONIO STORICO-PAESAGGISTICO E DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE E TURISTICA

COMITATO PER LA DIFESA DI TALAMONE

martedì 24 marzo 2009

Optimum Population Trust


http://www.optimumpopulation.org/index.html

NO SUSTAINABILITY WITH INCREASE IN POPULATION- Il Mito della Crescita infinita della popolazione


UK population must fall to 30m, says Porritt
Jonathan Leake and Brendan Montague


JONATHON PORRITT, one of Gordon Brown’s leading green advisers, is to warn that Britain must drastically reduce its population if it is to build a sustainable society.

Porritt’s call will come at this week’s annual conference of the Optimum Population Trust (OPT), of which he is patron.

The trust will release research suggesting UK population must be cut to 30m if the country wants to feed itself sustainably.

Porritt said: “Population growth, plus economic growth, is putting the world under terrible pressure.

“Each person in Britain has far more impact on the environment than those in developing countries so cutting our population is one way to reduce that impact.”

Population growth is one of the most politically sensitive environmental problems. The issues it raises, including religion, culture and immigration policy, have proved too toxic for most green groups.

However, Porritt is winning scientific backing. Professor Chris Rapley, director of the Science Museum, will use the OPT conference, to be held at the Royal Statistical Society, to warn that population growth could help derail attempts to cut greenhouse gas emissions.

Rapley, who formerly ran the British Antarctic Survey, said humanity was emitting the equivalent of 50 billion tons of CO2 into the atmosphere each year.

“We have to cut this by 80%, and population growth is going to make that much harder,” he said.

Such views on population have split the green movement. George Monbiot, a prominent writer on green issues, has criticised population campaigners, arguing that “relentless” economic growth is a greater threat.

Many experts believe that, since Europeans and Americans have such a lopsided impact on the environment, the world would benefit more from reducing their populations than by making cuts in developing countries.

This is part of the thinking behind the OPT’s call for Britain to cut population to 30m — roughly what it was in late Victorian times.

Britain’s population is expected to grow from 61m now to 71m by 2031. Some politicians support a reduction.

Phil Woolas, the immigration minister, said: “You can’t have sustainability with an increase in population.”

lunedì 23 marzo 2009

Il massacro continua - The Massacre continues

WWF: a rischio anche le Aree Protette




"Piano casa": per il WWF un attentato al Belpaese senza precedenti

Il testo dello schema di decreto legge sul cosiddetto “piano casa”, inviato dal Governo alla Conferenza Stato Regioni, è di straordinaria gravità: a rischio anche le aree protette


Per il WWF il testo dello schema di decreto legge sul cosiddetto Piano casa, inviato dal Governo alla Conferenza Stato Regioni, è di straordinaria gravità. Un vero e proprio attacco senza precedenti al Belpaese e al suo paesaggio. Il WWF nei prossimi giorni interverrà direttamente sui Ministri in vista della riunione del Consiglio venerdì prossimo e su tutte le Regioni che mercoledì prossimo sono chiamate ad esprimere un parere nella Conferenza Stato Regioni.

Scorrendo il testo il WWF ha previsto lo scenario che potrebbe scaturire se il testo venisse approvato: sono previsti ampliamenti del 20% per tutti gli immobili realizzati, anche in sanatoria, entro il 31 dicembre 2008. Le unità abitative potranno essere ampliate sino a 300 metri cubi, le altezze dei fabbricati potranno essere aumentate sino a 4 metri oltre quelle previste dagli strumenti urbanistici vigenti. Sono ammessi i cambi di destinazione d’uso. In caso di abbattimento e ricostruzione gli edifici residenziali potranno aumentare del 35%, mentre per quelli commerciali addirittura può aumentare del 35% la superficie occupata; queste ipotesi sono possibili solo in caso di adozione di tecniche di bioedilizia o l’adozione di energie rinnovabili, ma il decreto non stabilisce nessun indice di efficienza energetica e addirittura rende possibile tali incrementi di volume anche solo al fine del “risparmi delle risorse idriche e potabili”. Vengono fatte salve le zone inedificabili, ma con l’esclusione delle sole zone A (ben poca cosa) gli aumenti di volume e di superficie occupata potranno essere realizzati anche nei parchi. Gli interventi non sono soggetti a concessione edilizia ma a semplice DIA (Denuncia Inizio Attività) e tutte le procedure di controllo vengono fatte attraverso autocertificazione.


Il Governo è andato ben oltre il 20% di cubature aggiuntive e certo non si è limitato, come sarebbe ampiamente auspicabile, alle sole aree metropolitane consolidate. Sono investite tutte le aree protette, le zone paesaggistiche, saltano gli indici di edificabilità fissati dai Comuni, nulla si prevede per gli standard di verde pubblico. Grandissimo regalo agli imprenditori che potranno aumentare i capannoni del 35% ed ogni tipo di immobile industriale o commerciale. Falsa la promessa di condizionare gli abbattimenti e le ricostruzioni al miglioramento ambientale: senza indici di efficienza energetica non esiste controllo e, inoltre, il testo prevede come alternativa la possibilità del risparmio idrico, come dire che basta mettere il recupero delle acque piovane e i rubinetti di nuova generazione per costruire il 35% in più. Stravolte le procedure autorizzative ben sapendo che data la mole degli interventi che si prevedere né i Comuni, né le soprintendenza saranno in grado di dare qualsivoglia risposta. Ed inoltre, inevitabilmente, tutti gli abusi realizzati verranno fatti, se rientrano nel limite del 20% sino a 300 metri cubi, verranno certamente fatti passare come opere nuove e quindi sanati.

“Quanto si sta facendo non risponde in alcun modo ad un interesse pubblico, ma ad una sommatoria di interessi privati – ha dichiarato Gaetano Benedetto co-direttore del WWF Italia - E’ talmente clamoroso il tutto che sembra un tardivo scherzo di carnevale, o un pesce d’aprile anticipato, la speranza è che qualcuno si renda conto che il Parlamento, le Regioni, la Corte Costituzionale, ma soprattutto il mondo della cultura, delle università, delle Associazioni, prendano coscienza che mai, davvero mai, il Bel Paese aveva ricevuto un simile attacco".

domenica 22 marzo 2009

NO ai rifuti in Farnesiana



"Allumiere non può diventare la discarica di Roma"
di Redazione

I rifiuti di Roma tornano in parte nel comprensorio di Civitavecchia. L'amministratore delegato di AMA, Panzironi, che nei mesi scorsi aveva sponsorizzato la combustione di CDR a Civitavecchia, è tornato alla carica, proponendo che i rifiuti un tempo conferiti nella discarica di Malagrotta trovino ospitalità in due aree, una a sud (Fiano Romano) e una a nord (Allumiere) della capitale. Contro la proposta di Panzironi si scaglia l'onorevole Pietro Tidei, che si è rivolto direttamente al Governatore del Lazio, Marrazzo, e al sindaco di Roma, Alemanno, per ricordare che il territorio ha già abbondantemente dato sotto il profilo ambientale. Leggi la lettera.
All'On Piero Marrazzo
Presidente della Regione Lazio

all' On Giovanni Alemanno
Sindaco di Roma.


Onorevole Presidente,
l'Amministratore delegato dell'Ama signor Panzironi, torna all'attacco, proponendo di situare la discarica dei rifiuti di Roma nella ridente cittadina collinare di Allumiere (come da Repubblica del 19.03). Sembra ormai una idea fissa quella di trasferire da Malagrotta alla zona di Civitavecchia la discarica dei rifiuti romani, collegando questa operazione alla centrale di Torre Valdaliga Nord convertita a carbone, attraverso il sistema della co-co-combustione, cioè bruciando carbone e cdr.
Il Comune di Allumiere da una parte, il Comune di Civitavecchia dall'altra, insieme alla Comunità Montana dei Monti della Tolfa e alle Associazioni Ambientaliste hanno fermamente e unitariamente respinto questa provocatoria ipotesi rifiutando di diventare l'immondezzaio di Roma.
È il caso di ribadire agli immemori, che Civitavecchia e la zona è dal 1949, cioè da 60 anni fa, con la istallazione della prima centrale elettrica di Fiumaretta che da una parte contribuiscono alle esigenze energetiche nazionali e dall'altra subiscono gli effetti dannosi per la salute e per l'ambiente degli inquinamenti delle centrali.
Allumiere tra l'altro, fa parte di un'area boschiva, ricca di piantagioni uniche quali i biotopi, destinata a dar luogo ad un parco nazionale che ne salvaguardi la unicità, la bellezza e ne costituisca una incentivante sorgente di iniziative economiche, turistiche, culturali.
Non si comprende perché il Sindaco di Roma anziché, per la discarica dei rifiuti romani, individuare una zona interna al perimetro della Capitale, insista, ostinatamente, per "traslocare" al Nord di Roma i propri rifiuti.
Ribadisco, quale Parlamentare del Collegio 25, il cui territorio è ricco di vestigia etrusche e latine, con patrimoni riconosciuti dall'Unesco come beni dell'umanità, dove transitano ogni anno milioni di passeggeri che sbarcano nel Porto di Civitavecchia, che l'ipotesi Panzironi - Alemanno debba essere definitivamente abbandonata, lasciando alle popolazioni locali la libertà di costruire il loro futuro fondato sull'utilizzo pieno delle risorse di cui si dispone, con l'impegno della Regione di sostenerne attivamente le varie fasi di avanzamento.
È incredibile per altro il comportamento da Giano Bifronte del Sindaco di Roma che è venuto a Civitavecchia a rifiutare l'ingresso di Civitavecchia e del comprensorio nell'area metropolitana riservando tutti i fondi del Governo Centrale alla città di Roma e scaricando tutta l'immondizia di Roma sul comprensorio di Civitavecchia.
Questa è la vera della Destra e del Sindaco di Roma, che da una parte fanno finta di tutelare gli interessi della città e fanno quelli dei suoi accoliti locali e dall'altra vorrebbero ridurla a immondezzaio.
Cosa dicono gli Amministratori di Centro Destra di Civitavecchia?




Cordiali Saluti


On. Avv. Pietro Tidei

Il nuovo Piano Casa

sabato 21 marzo 2009

Another Crime in the making




Hawaii's native avian population is in peril, with nearly all the state's birds in danger of becoming extinct, a federal report says.

One-third of the nation's endangered birds are in Hawaii, said the report, issued Thursday by the Interior Department. Thirty-one Hawaiian bird species are listed as endangered, more than anywhere else in the country.

"That is the epicenter of extinctions and near-extinctions," said John Fitzpatrick, director of the Cornell Lab of Ornithology, which helped produce the study. "Hawaii is (a) borderline ecological disaster."

Hawaii's native birds are threatened by the destruction of their habitats by invasive plant species and feral animals like pigs, goats and sheep.

Diseases, especially those borne by mosquitoes, are another killer.

One of those in trouble is the palila, a yellow-crowned songbird that lives on the upper slopes of Mauna Kea. Its population plunged by more than 60 percent from 6,600 in 2002 to 2,200 last year.

Habitat loss and predators are part of the problem, said Holly Freifeld, a vertebrate recovery coordinator with the U.S. Fish and Wildlife Service in Honolulu.

Another is that grazing feral sheep ruin mamane trees, which provide palila birds with their preferred food: mamane seed pods. The trees are also being killed by disease.

The Fish and Wildlife Service plans to fence off an area on Mauna Kea, and remove sheep from the fenced area, to give the palila an environment where it can flourish, Freifeld said.

The restored habitat would also likely help other endangered birds which also have lived in the same forest ecosystem, she said.

Similar habitat restoration projects have worked in the Hakalau Forest National Wildlife Refuge.

Workers there installed fences, controlled invasive plant species, removed pigs, and planted koa and ohia trees.

The Interior Department's report, called "The State of the Birds United States of America 2009," noted Hakalau's populations of the Hawaii creeper and akiapolaau have increased dramatically.

"Application of these successful methods is urgently needed elsewhere," the report said.

Scott Fretz, wildlife program manager at the state's Division of Forestry and Wildlife, said he was confident such efforts could help restore all of Hawaii's endangered bird species, excluding those that have already become extinct.

"The basic, fundamental problem that we have is a lack of funding to do what we need to do," Fretz said. "If we had a lot more funding than we do, we would be able to recover most, if not all, of the species that we have that are endangered."

Fretz said legislation pending before Congress could provide a welcome boost. One would provide funding for restoration efforts. Another designed to provide money to help states cope with climate change would help Hawaii because warmer temperatures allow mosquitoes to enter habitats at higher elevations currently inhabited by the palila and other forest birds.

giovedì 19 marzo 2009

CHI NON VUOLE la messa in SICUREZZA dell'AURELIA????



CAPALBIO, SABATO IN MAREMMA LA FESTA DI PRIMAVERA. CHI NON VUOLE SICURE AURELIA E PONTINA? LO SCANDALO AUTOSTRADA
CAPALBIO-GROSSETO (UNONOTIZIE.IT)



ITALIA NOSTRA - L’ASSOCIAZIONE AMICI DELLA MAREMMA –

IL COMITATO NO CORRIDOIO ROMA-LATINA

Invitano tutti i cittadini a partecipare alla

FESTA DI PRIMAVERA

CAPALBIO – BORGO CARIGE



21 MARZO 2009



PROGRAMMA



Ore 10.00 Presso la Sala Tirreno CONVEGNO sul tema:



“CAMBIAMO STRADA – NO al Corridoio Autostradale Tirrenico, adeguiamo in sicurezza l’Aurelia e la Pontina”.



Intervengono:



- Luigino Ambrosini: Problematiche legate agli espropri.

- Prof. Gianni Mattioli: la storia del mancato adeguamento dell’Aurelia.

- Dott.ssa Sofia Rosati, oncologa.

- Dott. Gianni Ghirga, pediatra



Partecipano:

- Furio Colombo, giornalista

- Claudio Petruccioli, giornalista

- Paolo Berdini, urbanista

- Gualtiero Alunni, Portavoce Com.to NO Corridoio RM-LT

- Cesare Crova, Presidente Italia Nostra Lazio



Coordina i lavori: Nicola Caracciolo



Dalle ore 13,00 Assaggi di prodotti tipici della Maremma con musica dal vivo nella Piazza di Borgo Carige offerta da Gruppi Musicali locali.



Dalle 16.00 alle 18.00 Animazione e giochi per i più piccoli



Gli esperti durante il pomeriggio rimarranno a disposizione nella Sala Tirreno per rispondere alle domande dei Cittadini.

Nella stessa Sala sarà allestita una mostra fotografica intitolata C’era una volta la Maremma

sabato 7 marzo 2009

10 Gru in Etruria!


Etruria, 10 gru nell'Oasi WWF Orti Bottagone

- Domenica 1 marzo la Riserva Naturale Oasi WWF Padule Orti-Bottagone è stata palcoscenico di uno straordinario spettacolo legato alla migrazione primaverile di questi bellissimi trampolieri


Domenica 1 marzo 2009 la Riserva Naturale Oasi WWF Padule Orti-Bottagone (Piombino-Livorno) è stata palcoscenico di uno straordinario spettacolo legato alla migrazione primaverile. Uno stormo di 10 Gru (la “famosa” Gru di Chichibbio del Boccaccio!) ha deciso di fermarsi e rifocillarsi nei prati umidi e negli stagni salmastri dell’Oasi, incurante della pioggia battente. La guida dell’Oasi Luca Becherucci ha avuto la prontezza di fermare nelle immagini questo importante avvenimento. Si tratta dello stormo più numeroso mai registrato all’interno dell’Oasi, replicando la segnalazione di due anni fa che vide uno stormo di 13 individui stazionare nei campi di poco al di fuori del perimetro dell’area protetta.

Specie di grandi dimensioni, la Gru sta ora risalendo la penisola italiana, proveniente dalle aree di svernamento del nord Africa, per raggiungere i siti riproduttivi dell’Europa centrale, delle pianure balcaniche e della Russia europea. Inconfondibile per il caratteristico richiamo con cui i componenti dello stormo mantengono permanentemente i contatti tra loro, la specie trova ormai ad Orti-Bottagone un punto obbligato di transito e sosta. Il monitoraggio della migrazione proseguirà in Oasi nel mese di marzo ed aprile.

Chi intendesse avvicinarsi a questo straordinario spettacolo della natura può mettersi in contatto con il WWF (e.mail: ortibottagone@wwf.it)

lunedì 9 febbraio 2009

QUALCHE SPERANZA PER FERMARE LA FOLLIA IN MAREMMA ETRUSCA


A rischio l’autostrada Tirrenica


La crisi economica è arrivata e non bastano certo i proclami a fermarla. Una conferma che potrebbe riguardarci da vicino, perché il momento estremamente negativo che stanno attraversando le banche internazionali potrebbe spingerle a rinunciare all'idea di finanziare il progetto dell'autostrada Tirrenica, nel tratto tra Civitavecchia e Livorno.
Un investimento troppo rischioso visti i tempi che corrono, meglio andare sul sicuro e puntare su opere che hanno già una copertura, come quelle piemontesi e lombarde già inserite nel piano del Ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Inoltre bisogna tenere conto delle richieste avanzate da diversi Comuni di Lazio e Toscana, che vogliono pedaggi vantaggiosi per i residenti, meno di 3 centesimi a chilometro, cifra che rende incompatibile il piano economico di rientro, fondamentale per un project financing. L'aspetto economico, però, non sarebbe il solo a preoccupare le banche. C'è, infatti, anche la questione delle contestazioni. La protesta contro il progetto dell'autostrada Tirrenica, nel tratto tra Civitavecchia e Livorno, sta montando, mentre alcune amministrazioni comunali al confine tra Lazio e Toscana sono tornate ad impugnare il progetto del raddoppio dell'Aurelia ed il piano predisposto dall'Anas, pronto a partire con un risparmio importante ed un impatto ambientabile accettabile anche dal Wwf, preoccupato per il futuro della Maremma e della zona archeologica della Valle dell'Oro.

sabato 24 gennaio 2009

Il territorio si mobilita contro il disastro Autostrada in Maremma Etrusca






Corridoio tirrenico: parte la mobilitazione



Sulla costruenda autostrada Livorno-Civitavecchia il Codacons è pronto ad aprire la battaglia. Ha avviato la procedura per presentare un mega ricorso al Tar del Lazio ed ha aperto ufficialmente il primo referendum sul web per raccogliere opinioni



TARQUINIA - "Non siamo per il no a tutto. Ma vogliamo capire ed essere coinvolti nelle scelte che riguardano il futuro del nostro territorio. Chiediamo confronto e consapevolezza. Perchè non si può ampliare l'attuale Aurelia?". Così l'avvocato Carlo Rienzi si è presentato alla folta platea che stamane ha partecipato al dibattito pubblico organizzato dal Codacons per dire no all'autostrada tirrenica. Con l'incontro di oggi si apre ufficialmente il primo referendum sul web, relativo alla contestatissima autostrada Livorno-Civitavecchia. Al dibattito, tenutosi presso la sede della Stas, a Tarquinia, il Codacons ha illustrato i motivi del ricorso che sarà presentato al Tar del Lazio, col quale si chiederà la sospensione del progetto autostradale. I motivi dell’azione legale sono molteplici: da quelli ambientali, a quelli prettamente tecnici. Per quanto riguarda l'aspetto ambientale, ha spiegato l'avvocato Carlo Rienzi del Codacons, "i territori sui quali passerà l’arteria rappresentano patrimonio naturale e culturale riconosciuto dall’Unesco e dunque non possono essere devastati". Per quanto riguarda le contestazioni tecniche, il Codacons fa riferimento alla "mancata informazione ai residenti e alla irregolarità nell’iter per la valutazione d'impatto ambientale". Del resto, dai Comuni, alle Regioni, al Cipe, tutti avrebbero approvato un progetto fantasma. Vale a dire un progetto autostradale presentato dalla Sat ma che non riporterebbe le dovute intestazioni e le necessarie indicazioni su chi effettivamente l'abbia redatto. C'è addirittura chi parla di più progetti che circolano sulle scrivanie dei vari organi istituzionali. Lo stesso ''tracciato di massima'' approvato recentemente dai consigli comunali di Montalto di Castro e Tarquinia sarebbe già stato ampiamente superato da un nuovo tracciato, da molti definito ancora più invasivo. Il Codacons è deciso a fare chiarezza. "Dal momento che i lavori interesseranno oltre due milioni di cittadini - ha detto Rienzi - e il ricorso rappresenterà la più colossale azione per numero di soggetti coinvolti, il Codacons ha deciso di aprire il primo referendum sul web. Sul blog www.carlorienzi.it e sul sito Internet www.codacons.it, i cittadini potranno esprimere da oggi la propria opinione e dirsi favorevoli o contrari alla realizzazione dell’autostrada tirrenica Livorno-Civitavecchia, motivando la propria scelta". Al dibattito, stamane, hanno partecipato e preso la parola, tra glia altri, anche Luigi Daga, che non ha risparmiato nessuno: "I Comuni troppo obbedienti ai poteri forti. E anche Matteoli e le Regioni non ce la raccontano giusta. Hanno approvato un progetto in fretta e furia, senza che ci fossero tutti i documenti ufficiali". Inevitabile la menzione all'Aurelia: "Per tanti anni - ha detto Daga - mi sono battutto ed ho lottato per il suo ammodernamento e adeguamento. Adesso tutti i soldi spesi saranno buttati al vento. L'Aurelia sarà smantellata, perché vogliono ridurre l'arteria ad una strada di tipo F2, vale a dire una strada locale con percorrenza pedonale e ciclabile". Tra i presenti anche l'imprenditore Enrico Benedetti, promotore dell'incontro e il consigliere comunale d'opposizione, Sergio Benedetti (Pdl). Quest'ultimo ha parlato come coltivatore diretto, sottolineando il "gravissimo danno al lavoro" che si arrecherebbe in caso di attuazione dell'autostrada secondo il tracciato presentato dall'amministrazione comunale. Duro affondo del consigliere Benedetti alla giunta Mazzola "che nel presentare le osservazioni tecniche al progetto ha esplicitamente richiesto di tutelare i terreni a sviluppo industriale a discapito di quelli a vocazione agricola". Forte il disappunto proprio degli agricoltori tarquiniesi, molti dei quali si vedranno espropriare terreni che costituiscono la principale fonte di sostentamento. Al dibattito era presente anche il professor Ernesto Cesarini, da anni in prima linea per la tutela del territorio e dell'ambiente, il presidente della cooperativa Pantano, Gianfederico Angelotti, e il presidente del Consorzio di Bonifica, Emidio Palombi. "Il problema - ha spiegato Rienzi - è che per quarant'anni non è stata fatta alcuna pianificazione in vista dell'arrivo di un ipotetico progetto autostradale. Ciò significa che sono state rilasciate centinaia di concessioni edilizie sui territori dove oggi dovrebbe passare il corridoio tirrenico. E' un assurdo. Ci sono persone che subirebbero un danno ben più grave della semplice indennità prevista per l'esproprio dei terreni".

giovedì 1 gennaio 2009

HABITAT ETRURIA con CLAUDIO ABBADO! "Piantare alberi ovunque, e soprattutto fermare l'orgia di abbattimenti"!



In Corriere.it
«Ritornerei solo per un cachet in natura»


MILANO —Un ragazzo col ciuffo, scuro e spettinato. Un capellone, si sarebbe detto in quegli anni, quando la zazzera incolta era il segno distintivo del modo di vivere e di pensare di chi voleva cambiare il mondo. E proprio mentre il mondo era tutto beat, in quel ‘68 fatidico, un trentenne milanese che amava i Beatles e Mahler, veniva incoronato direttore musicale dell’Orchestra della Scala. Aveva solo 35 anni Claudio Abbado. Un’età oggi impensabile per un simile incarico. Il podio più prestigioso del mondo era suo. Una nomina lampo, promossa dagli stessi professori d’Orchestra, che seguiva di poco il suo esordio al Piermarini, nel 1960. Le foto d’epoca ce lo rimandano con la bacchetta stretta tra le dita nervose, la lunga frangia ondeggiante sugli occhi, «dolce vita» nero alle prove, smoking di rigore alla sera. Il gesto elegante e preciso fin da allora. Uguale lo sguardo, riservato e ironico. Un giovane direttore, già con le stimmate carismatiche del grande interprete. Una stagione miracolosa la sua, lunga 18 anni, dal ’68 all’86. I tempi di «Claudio Abbado alla Scala», come dice il titolo del suggestivo volume (Edizioni del Teatro alla Scala, Rizzoli, pp.329, 60 euro) dove le curatrici, Angela Ida De Benedictis e Vincenzina C. Ottomano, ripercorrono con immagini e documenti, ricordi e testimonianze di artisti e amici (tra cui Roberto Benigni, complice di due Pierino e il lupo) quell’età dell’oro musicale rimasta incancellabile per chi ha avuto la fortuna di viverla.

E a lei Abbado, cos’è rimasto di quel periodo?
«La memoria di 18 anni intensi e curiosi - risponde il direttore, oggi 75enne -. Un periodo molto creativo per la Scala, ma anche per Milano, a quei tempi vera fucina di idee e di intelletti».

Il suo arrivo alla Scala coincise con il ’68. E anche lei mise in atto una sua rivoluzione: accostare passato e presente, classici e contemporanei, proporre musicisti inediti, dar spazio alla sinfonica...
«Bruckner per esempio, non era mai stato eseguito, nè alla Scala nè in Italia. E anche Mahler. E Maderna, Donatoni, Boulez, Sciarrino... Le grandi prime di Luigi Nono e di Stockhausen. Il Festival Berg, il Festival Musorgskij. L’esperienza di "Musica del nostro tempo" con Pollini e Manzoni...»

Nomi difficili ieri, e oggi forse anche di più. Come reagiva allora il pubblico, certo poco uso a quelle nuove sonorità sperimentali?
«In effetti non era sempre facile nè indolore. Anche parte della critica aveva da ridire. Fischi e contestazioni ce ne sono stati. Ma gli applausi via via crescevano. Via via il pubblico cambiava, più giovane, più "normale". La nascita della Filarmonica, l’esperienza di portare la musica nelle fabbriche, all’Ansaldo, alla Breda, alla Necchi, ha aperto a nuovi ascolti, ha smosso desideri di conoscere». Del resto, quando Luigi Nono varcò la soglia del Piermarini con la prima di Como una ola de fuerza y luz, il primo a esser stupito fu lui stesso. In una lettera indirizzata ad Abbado scriveva nel suo idioma italo-veneziano: «Ti gavevi rasone: se pol smover tuto, perfin la Scala. OSTIA!! E la smoveremo insieme». Difatti. Il concetto di musica, di farla e di ascoltarla, stava cambiando a rotta di collo. Musica non più come evasione ma come impegno. Sociale, politico. Pollini che prima del concerto in Conservatorio legge una dichiarazione contro i bombardamenti Usa in Vietnam tra i fischi del pubblico. Abbado che cancella due repliche del Barbiere di Siviglia in segno di lutto per l’attentato di piazza Fontana.

E’ vero che alcuni critici vi chiamavano i NAP, acronimo di Nono Abbado Pollini, ma anche dei Nuclei Armati Proletari?
«Sciocchezze. E’ vero che tra noi c’è sempre stata una grande amicizia e una grande consonanza etica ed artistica. Per noi tutti, ad esempio, la cultura era un momento di scoperta collettiva. Per comodità alcuni mi avevano bollato come "comunista", ma io non sono mai stato in nessun partito. Naturalmente ho le mie opinioni, sostengo le cause che mi sembrano giuste».

Quei suoi anni alla Scala sono stati caratterizzati anche dalla presenza di grandi nomi della regia, da Strehler a Ronconi, da Ponnelle a Zeffirelli, da Ljubimov a Vitez...
«Vero, anche se alcuni di loro allora non erano così noti. Dodin ai tempi era quasi sconosciuto e anche Strehler era molto più famoso per la prosa che per la lirica».

Lunga la lista anche dei direttori ospiti in quel periodo, da Barenboim a Kleiber, da Bernstein a Karajan, da Maazel a Mehta, da Sawallisch a Solti...
«E Riccardo Muti. L’ho invitato io a dirigere il suo primo concerto alla Scala, nel ’70. Gli proposi anche di lavorare insieme. Certo, avevamo gusti diversi, ma avremmo potuto. Una direzione condivisa, perché no? Lui però preferì restare a Firenze, alla guida del Maggio Musicale ».


Abbado in azione
Alla Scala arriverà dopo. Nell’86, quando lei lasciò la direzione del Teatro. Allora si parlò di suoi dissapori con l’Orchestra. La stessa che costrinse poi Muti ad andarsene. E che di recente ha messo in forse la prima del «Don Carlo». Un’Orchestra difficile?
«Non per quel che mi riguarda. Sono sempre andato molto d’accordo con l’Orchestra e con le maestranze scaligere. Le turbolenze esistono in tutte le formazioni del mondo. Però, quegli scioperi così sistematici sono un vizietto tutto italiano. Ci sono altri modi per ottenere le cose ».

Come vede la Scala di oggi?
«L’attuale sovrintendente Stéphane Lissner è molto bravo, sta facendo un buon lavoro. Immagino gli costi gran fatica vista la città. Milano di oggi non è certo un luogo dove si sostiene la cultura. E neanche il resto, date le condizioni di degrado ambientale in cui versa. Peccato, meriterebbe ben di più».

E’ per questo che lei non vuol tornare?
«Certo a Berlino l’aria è migliore...».

E’ la sua ultima parola? Cosa dovrebbero offrirle per farle cambiare idea?
«Un cachet fuori dall’ordinario. Novantamila alberi piantati a Milano. Un pagamento in natura. Se accadrà, sono pronto a tornare. A Milano, alla Scala».

Giuseppina Manin

Prima di tutto la MESSA IN SICUREZZA dell'AURELIA


Autostrada Tirrenica: la priorità resti la messa in sicurezza dell'Aurelia

Angelo Gentili, Segreteria Legambiente: "Rilanciare l'economia costruendo un'autostrada, con annessi sbancamenti di colline e deturpamento di territori, forse manca un po' di lungimiranza"

Grosseto: L'adeguamento in sede della statale Aurelia resta la scelta migliore sia in termini ambientali, che di efficacia ed efficienza. Al contrario, risulta discutibile quella di costruire ex-novo un enorme nastro autostradale, con immenso dispendio di soldi oltre che di suolo, invece di adeguare l'Aurelia a corridoio autostradale e di costruire accanto a questa una piccola complanare per il traffico ordinario con un impatto molto minore.
Cosa che avverrà, per esempio, nel tratto laziale dove l'autostrada viaggerà per il 90% del tracciato sull'Aurelia, che verrà quindi adeguata a caratteristiche autostradali.
"Il tracciato approvato -spiega Angelo Gentili, segreteria nazionale Legambiente - avrà un devastante impatto su aree agricole, boschi e paesaggi di enorme pregio. Da anni Legambiente, accanto a cittadini e associazioni, sostiene che la priorità, soprattutto per la realtà grossetana, sia l'adeguamento e la messa in sicurezza
dell'Aurelia, scelta migliore sia in termini economici, di rapidità dei tempi per l'esecuzione dell'intervento, che evidentemente per la tutela del patrimonio territoriale. La cronaca nera purtroppo è drammatica testimone di quanto siano urgenti interventi in questo senso, di contro a previsioni impattanti, che tra l'altro andranno a riguardare inizialmente il tratto Cecina- Grosseto e non interverranno dunque là dove ve ne è più bisogno, ovvero i tratti a due corsie che insistono prevalentemente nelle aree a sud della nostra Provincia. L'Autostrada così come ad oggi ipotizzata resta dunque discutibile, proprio perché non risolve i problemi di chi si trova ogni giorno a percorrere un Aurelia estremamente pericolosa e, contestualmente, mina l'integrità di un territorio che sta facendo della sostenibilità ambientale un vanto. Per questo la scelta di un Aurelia sicura ed adeguata inserita in un sistema di mobilità per mare e su rotaia sinergico e moderno resta la via per una rete dei trasporti efficiente funzionale ad uno sviluppo sostenibile della nostra regione e del nostro territorio".